Buono, sano, sapore montano
Oggi intervistiamo Yannis, nuovo cuoco della Locanda del Dalailama Village.
Buongiorno Yannis,
Partiamo dalle tue origini, da dove hai comnciato, quando hai capito che la cucina era la tua passione?
Buongiorno a te, è buffo perché ogni volta che lo racconto la gente ride. Ho iniziato cucinando con mia mamma, crescendo mi ha ispirato sempre di più. Verso i sedici anni un mio amico si è iscritto ad una scuola di cucina, così ogni sera ci vedevamo a casa sua e cucinavamo assieme, così tra una scottatura, un taglio e una torta bruciata ho fatto le prime esperienze sul campo. Mi sono iscritto alla famosa scuola di cucina professionale di Tours e ho iniziato le vere esperienze che mi hanno fatto rimpiangere sia la mammina che l'amichetto. La cucina con i suoi ritmi serrati, tempi scanditi e spesso un clima militaresco ha messo a dura prova la mia convinzione di fare lo chef. Per fortuna il percorso professionale è stato scandito dall'incontro con grandi cuochi i quali senza avere nomi famosi o ristoranti stellati mi hanno passato tutta la magia del fare il cuoco, del dare nutrimento ad altre persone, di renderle felici, di farle vivere un'esperienza.
Da qui la prossima domanda:
Cosa cerchi quando crei un piatto? Quali sensazioni cerchi di far provare alle persone?
Appunto quello che stavamo dicendo, per far fare un esperienza, tutto ha inizio con l'ideazione del piatto. La prima parola d'ordine è semplicità. Quindi spesso rivisito piatti classici, magari un po' dimenticati, e gli do' un aspetto e un sapore nuovo. Con un occhio alla tradizione, infatti qui al DalaiLama Village la cucina valdostana è ben rappresentata. La seconda parola chiave è fresco, inteso come di stagione. Credo fermamente che il cibo non sia solo mangiare ma nutrimento. Affinché il nutrimento sia tale c'è bisogno di prodotti locali, i famosi km0, e di stagione. Solo così il cibo che arriva nei piatti dei nostri ospiti è una vera carica di sana energia inserita in un'ottica di rispetto dell'ambiente e dei produttori locali. Da qui la terza parola chiave, etico. Il cibo di oggi giorno è sempre più etico, o quanto meno sempre più persone si stanno rendendo conto dell'importanza di questo elemento. Un cibo etico è un cibo che fa bene non solo a chi lo mangia.
Ora l'ultima domanda
Come vedi il mondo della ristorazione nel futuro?
Dal mio punto di vista le persone ormai non vanno al ristorante solo per mangiare ma vanno per cercare un esperienza. Non più andare al ristorante perché il sabato sera si mangia fuori ma come se si andasse ad una mostra, un'esperienza che nutre attraverso tutti i nostri sensi. Da non sottovalutare è l'importanza dell'equilibrio nutrizionale dell'intero pasto, come altri hanno studiato ampiamente, la giusta dose di valori nutritivi è fondamentale. Quindi credo che questa sarà la grande differenza nella ristorazione del futuro, una cucina più etica, semplice, salutare e direi alla portata di tutti.
Grazie Yannis, buona stagione!
Buongiorno Yannis,
Partiamo dalle tue origini, da dove hai comnciato, quando hai capito che la cucina era la tua passione?
Buongiorno a te, è buffo perché ogni volta che lo racconto la gente ride. Ho iniziato cucinando con mia mamma, crescendo mi ha ispirato sempre di più. Verso i sedici anni un mio amico si è iscritto ad una scuola di cucina, così ogni sera ci vedevamo a casa sua e cucinavamo assieme, così tra una scottatura, un taglio e una torta bruciata ho fatto le prime esperienze sul campo. Mi sono iscritto alla famosa scuola di cucina professionale di Tours e ho iniziato le vere esperienze che mi hanno fatto rimpiangere sia la mammina che l'amichetto. La cucina con i suoi ritmi serrati, tempi scanditi e spesso un clima militaresco ha messo a dura prova la mia convinzione di fare lo chef. Per fortuna il percorso professionale è stato scandito dall'incontro con grandi cuochi i quali senza avere nomi famosi o ristoranti stellati mi hanno passato tutta la magia del fare il cuoco, del dare nutrimento ad altre persone, di renderle felici, di farle vivere un'esperienza.
Da qui la prossima domanda:
Cosa cerchi quando crei un piatto? Quali sensazioni cerchi di far provare alle persone?
Appunto quello che stavamo dicendo, per far fare un esperienza, tutto ha inizio con l'ideazione del piatto. La prima parola d'ordine è semplicità. Quindi spesso rivisito piatti classici, magari un po' dimenticati, e gli do' un aspetto e un sapore nuovo. Con un occhio alla tradizione, infatti qui al DalaiLama Village la cucina valdostana è ben rappresentata. La seconda parola chiave è fresco, inteso come di stagione. Credo fermamente che il cibo non sia solo mangiare ma nutrimento. Affinché il nutrimento sia tale c'è bisogno di prodotti locali, i famosi km0, e di stagione. Solo così il cibo che arriva nei piatti dei nostri ospiti è una vera carica di sana energia inserita in un'ottica di rispetto dell'ambiente e dei produttori locali. Da qui la terza parola chiave, etico. Il cibo di oggi giorno è sempre più etico, o quanto meno sempre più persone si stanno rendendo conto dell'importanza di questo elemento. Un cibo etico è un cibo che fa bene non solo a chi lo mangia.
Ora l'ultima domanda
Come vedi il mondo della ristorazione nel futuro?
Dal mio punto di vista le persone ormai non vanno al ristorante solo per mangiare ma vanno per cercare un esperienza. Non più andare al ristorante perché il sabato sera si mangia fuori ma come se si andasse ad una mostra, un'esperienza che nutre attraverso tutti i nostri sensi. Da non sottovalutare è l'importanza dell'equilibrio nutrizionale dell'intero pasto, come altri hanno studiato ampiamente, la giusta dose di valori nutritivi è fondamentale. Quindi credo che questa sarà la grande differenza nella ristorazione del futuro, una cucina più etica, semplice, salutare e direi alla portata di tutti.
Grazie Yannis, buona stagione!